31 research outputs found

    Il Dubbio di Wallace

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    The present research refers to Alfred Wallace and it is divided in two sections. The first Chapter goes through Alfred Wallace’s biography, with particular emphasis to the paragraph named “The origins of the doubt”, referring to the debate between Darwin and Wallace on the evolution theory. Chapter number 2, entitled “An unusual conclusion”, is completely dedicated to Wallace’s thought about human evolution. In this section are exposed various steps of Wallace’s studies about paranormal, which Wallace himself tried to debate with scientific accuracy. The clue of the first chapter is an historic report aimed to understand the strong motivations that induced Wallace to move (distance himself) from official history in order to explain human evolution. In the latter section all the researches relative to human evolution which derived from Wallace’s doubt are exposed. In the century following Wallace’s death lots of researchers tried to develop a conclusive solution for the human evolution theory, and this attempts are exposed in the last chapter of the present work of thesis. Finally, the section entitled “The doubt of Wallace Today” includes an anthology of studies and newer researches referring to human evolution

    Correlazione tra esame clinico e rilievi radiografici nello studio della pelvi in una popolazione canina

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    Scopo di questo studio è stato quello di determinare l'eventuale connessione tra le manifestazioni clinico-ortopedichee e i segni radiografici all'esame in proiezione ventrodorsale standard, in una popolazione di cani guida per ciechi che per la prima volta si sottoponeva all'indagine per CHD. Lo studio è stato eseguito su una popolazione rappresentata da 35 cani appartenenti alla Scuola Nazionale Cani Guida per Ciechi della Regione Toscana, pervenuti al Dipartimento di Clinica Veterinaria nel periodo da febbraio 2006 a luglio 2008. La displasia è stata classificata radiograficamente sia con il metodo F.C.I. che con il metodo anglosassone, utilizzando la sola classificazione dell’F.C.I come metodo comparativo fra i segni radiografici e quelli clinici riscontrati alla visita ortopedica. La prevalenza di displasia dell’anca nella nostra popolazione è stata del 68,57%. Il 29,16% dei cani displasici hanno presentato displasia monolaterale. Il 17,14% della nostra popolazione ha mostrato positività all’esame ortopedico da sveglio e il 37,14% da sedato. Nonostante il numero elevato di soggetti lievemente displasici, nessuno di questi ha presentato alla visita clinica segni ortopedici, correlabili con l’esame radiografico, tali da portare all’esclusione di tali soggetti dall’attività di addestramento. I nostri risultati hanno inoltre permesso di constatare che non vi è una reale correlazione tra l’esame clinico-ortopedico e quello radiografico nella formulazione di una diagnosi di CHD. Infatti vi sono vari fattori che comportano un’ulteriore difficoltà di interpretazione e correlazione delle valutazioni cliniche con i segni radiografici. Per questo possiamo concludere che è sempre consigliabile eseguire in modo scrupoloso e sequenziale un accurato esame ortopedico da sveglio e da sedato, seguito sempre dall’esame radiografico, così da raccogliere il maggior numero di informazioni per effettuare una diagnosi di displasia dell’anca più accurata possibile

    Relazione fra impronte e trackmaker: validazione del potere di discriminazione di una sequenza di impronte

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    In questo lavoro si è cercato di massimizzare le potenzialità dell'Icnologia cercando di risolvere alcune problematiche esistenti. La prima problematica affrontata era legata all’inesistenza di una metodologia standardizzata per la misurazione dei parametri relativi a un’impronta di dinosauro. È stato definito un insieme di parametri codificato in forma geometrica, tramite il quale è stato redatto e proposto un manuale in cui è stata illustrata la metodologia di misurazione, sia in forma letterale sia grafica. Il potere descrittivo dell’insieme di parametri è stato verificato e validato con un’analisi dei gruppi, nonostante il processo di “geometrizzazione” faccia pensare a un’eccessiva semplificazione della morfologia delle orme. Successivamente si è cercato di comprendere in che misura le impronte di dinosauro siano legate all’organismo che le ha impresse. Lo strumento di indagine utilizzato è l’analisi filogenetica che ha permesso di mettere in parallelo e confrontare i risultati ottenuti con un albero filogenetico basato sui body fossils. Nonostante le orme fossili in esame siano diverse dai resti scheletrici, è stata seguita la prassi delle più comuni analisi filogenetiche. È stato, quindi, individuato un ingroup, definito un set di caratteri (suddiviso in stati evolutivi) e scelto un outgroup. Inoltre, per analizzare in maniera approfondita questa tematica, è stato necessario considerare anche le sequenze di impronte (piste o trackways), le quali rappresentano il movimento del trackmaker nel tempo e nello spazio. Ritenendo il presente la chiave per comprendere il passato, per valutare il grado di relazione che c’è fra una sequenza di impronte e le diverse modalità di deambulazione è stato condotto un esperimento, in cui è stato scelto come trackmaker l’uomo. La sperimentazione, oltre ad aver risolto il problema “paleoicnologico”, dati i materiali e i metodi utilizzati ha fornito lo spunto per intraprendere lo sviluppo di una nuova metodologia dell’Icnologia in un contesto diverso da quello paleontologico ovvero l’ambito forense. È stata quindi esaminata l’applicazione della nuova metodologia nell’ambito delle Geoscienze Forensi. L’applicazione di un approccio di tipo icnologico per lo studio di una sequenza di impronte rinvenute su una potenziale scena del crimine è stata vagliata in diverse situazioni operative, definendone, come per le impronte fossili, la procedura di caratterizzazione basata su un insieme di parametri definiti. L’analisi di una sequenza di impronte di calzature può essere di fatto considerato come un secondo caso studio. Questo ha ulteriormente messo in evidenza il “potere descrittivo” di un insieme di parametri e ha suggerito la possibilità di proporre un approccio di tipo icnologico per lo studio di piste trovate su una scena del crimine. Questa metodologia può rappresentare un nuovo orizzonte per l’Icnologia dei vertebrati permettendogli di avere un’identità propria all’interno delle Geoscienze Forensi

    Attivazione del sistema simpato-adrenergico durante esercizio intenso di breve durata al treadmill (tappeto ruotante) nel cavallo

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    Lo scopo del presente studio è quello di fare una valutazione dell’attivazione del sistema simpato-adrenergico nel cavallo sottoposto ad esercizio fisico submassimale di breve durata al treadmill mediante dosaggio delle catecolamine plasmatiche. I problemi legati alla brevissima emivita di queste molecole nel sangue sono stati superati mediante la messa a punto di un originale sistema di prelievo di sangue in continuo durante gli esercizi su treadmill che ha permesso lo studio della cinetica delle catecolamine plasmatiche “durante” esercizio. E’ stato studiato l’effetto dell’allenamento sui livelli di catecolamine in corso d’esercizio e, dal confronto fra le cinetiche di adrenalina e noradrenalina, sono emerse evidenze riguardanti il maggior ruolo svolto dalla midollare del surrene nel cavallo rispetto all’uomo in corso di attivazione simpato-adrenergica evocata dall’esercizio fisico

    Disturbi dell'equilibrio: attivita fisica adattata dal periodo neonatale alla terza eta

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    La tesi si propone di sottolineare l’importanza di una corretta evoluzione delle capacità motorie e in particolare di quella capacità coordinativa speciale che è l’equilibrio, evidenziando alcuni disturbi ad esso legati i quali possono causare difficoltà ,per l’autonomia e la vita di relazione quotidiana, costringendo a rimanere sdraiati e non riuscire a svolgere alcuna attività se colpiti da essi. Nel primo capitolo vengono inseriti cenni di anatomia e fisiologia sulle strutture anatomiche coinvolte nel mantenimento dell’equilibrio; nel secondo si evidenzia la sua importanza come requisito fondamentale per qualsiasi situazione motoria nelle forme di equilibrio statico, dinamico e in volo; nel terzo capitolo vengono menzionati alcuni disturbi dall’età neonatale alla terza età: nel quarto capitolo vengono proposti i diversi esercizi specifici che possono aiutare dal periodo neonatale alla terza età a migliorare e conservare tale capacità ; infine nel quinto capitolo viene descritto un caso di perdita dell’equilibrio in seguito ad una patologia neurodegenerativa. Finalità del presente lavoro è evidenziare come l’equilibrio sia un requisito fondamentale in diverse situazioni motorie poichè un equilibrio difettoso affatica e ci porta all’esecuzione imprecisa dei movimenti e ad un uso antieconomico del corpo. Attraverso esercizi specifici l’attività motoria può contribuire al raggiungimento di una sua corretta strutturazione in modo da rispondere adeguatamente alle varie esigenze in tutto l’arco della vita

    Valutazione attraverso EMG di superficie del ruolo dei muscoli di piede e gamba nel controllo posturale sul piano frontale

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    "Il controllo visuomotorio nel grasping: ruolo della congruenza tra prensione ed oggetto"

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    La maggior parte delle azioni che un essere umano svolge nel corso della propria vita quotidiana, dalla più semplice alla più complessa, richiede la manipolazione di oggetti: ad esempio, per bere una tazza di tè è necessario afferrarla e avvicinarla a sé, così come per giocare a scacchi è indispensabile sollevare e spostare le pedine (Jeannerod et al., 1995; Cavallo et al., 2011). Alla base di queste interazioni con gli stimoli c’è il movimento di prensione, ovvero il gesto che consiste nell’afferrare un oggetto (Jeannerod et al., 1995). Nonostante possa sembrare banale, il movimento di prensione è un gesto complesso che per realizzarsi vede il coinvolgimento di un oggetto, dotato di particolari caratteristiche fisiche (come forma, dimensione, texture della superficie e peso), e di uno schema motorio, caratterizzato da una precisa configurazione della mano e delle dita (Napier, 1956; Jeannerod, 1984; Jakobson & Goodale, 1991; Weir, MacKenzie, Marteniuk, Cargoe & Frazer, 1991; Weir, MacKenzie, Marteniuk & Cargoe, 1991; Jeannerod et al., 1995; Savelsbergh et al., 1996). Inoltre, dietro alla realizzazione di questo gesto si celano determinati processi di pianificazione, guidati da uno specifico circuito corticale, che fanno sì che la prensione si adegui alle caratteristiche fisiche dell’oggetto (Castiello & Begliomini, 2008; Schaffelhofer & Scherberger, 2016). Numerose ricerche condotte sul primate non umano e sull’uomo hanno raccolto molte evidenze in merito a tali meccanismi, ma non è ancora del tutto chiaro se essi siano maggiormente influenzati dallo stimolo da afferrare o dallo schema motorio adottato, poiché i risultati ottenuti dagli studi sull’uomo sono in parte divergenti da quelli raccolti nei primati non umani: mentre in questi ultimi il circuito corticale della prensione risponde principalmente all’oggetto, nell’uomo sembra essere il tipo di presa ad avere un ruolo determinante (Sakata et al., 1995; Murata et al., 2005; Begliomini, Wall, Smith & Castiello, 2007). Il presente elaborato ha lo scopo di fare chiarezza sull’argomento, mostrando come variare il livello di congruenza tra prensione e oggetto possa rivelarsi efficace nell’isolare l’effetto principale dello stimolo, l’effetto principale del tipo di prensione e l’interazione tra i due (Begliomini, Caria, Grodd & Castiello, 2007). Per questo motivo, nel primo capitolo verrà descritto il movimento di prensione, mostrando le caratteristiche fisiche dell’oggetto che possono influenzare i parametri comportamentali e presentando le due principali tipologie di presa individuate da Napier (Napier, 1956; Jeannerod, 1984; Jakobson & Goodale, 1991; Weir, MacKenzie, Marteniuk, Cargoe & Frazer, 1991; Weir, MacKenzie, Marteniuk & Cargoe, 1991; Savelsbergh et al. 1996). Nel secondo capitolo verrà analizzato il circuito corticale dell’atto prensile del primate non umano e quello dell’uomo, concentrando il discorso sulle aree implicate nei processi di trasformazione visuomotoria, pianificazione ed esecuzione che portano alla realizzazione del movimento di prensione (Rizzolatti et al., 1988; Rizzolatti & Gentilucci, 1988; Jakobson et al., 1991; Gallese et al., 1994; Jeannerod et al., 1994; Sakata et al., 1995; Murata et al., 1997; Binkofski et al., 1998; Brochiet et al., 1999; Liu & Rouiller, 1999; Ehrsson et al., 2000; Murata et al., 2000; Ehrsson et al., 2001; Fogassi et al., 2001; Culham et al., 2003; Lang & Schieber, 2004; Raos et al., 2004; Frey et al., 2005; Davare et al., 2006; Begliomini, Wall, Smith & Castiello, 2007; Umilta et al, 2007). Nel terzo capitolo, si discuterà di come, in un esperimento di neuroimmagine, il variare del livello di congruenza tra prensione e stimolo si sia rivelato utile per capire se nell’uomo i processi di pianificazione sottostanti il movimento di prensione siano guidati dall’oggetto o dal tipo di presa (Begliomini, Caria, Grodd & Castiello, 2007)
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